Efeso

Barovier&Toso

Disegnato nel 1964 da Ercole Barovier, che scelse il nome Efeso per quella collezione. Bisogna andare ancora più indietro nel tempo, e arrivare alla fine degli anni ‘20, per rintracciare la tecnica con la quale fu realizzata quella serie, che riscosse grande successo e che fu prima esposta alla Biennale di Venezia e poi pubblicata su Domus.

I pezzi sono caratterizzati da un intenso colore blu e da una meravigliosa trama, fatta da una moltitudine di bolle interne, tutte diverse tra loro ed irregolarmente disposte. La commistione è di grande impatto e rievoca, nell’aspetto, le onde del mare che si increspano sul bagnasciuga, spumose, vive, come il blu di questi oggetti, che risulta brillante e lucente, alternando trasparenze ad effetti materici.

Tutto merito della tecnica con la quale furono realizzate tali opere: la colorazione a caldo senza fusione, ideata dallo stesso Ercole Barovier. Questo procedimento consiste nell’includere ossidi, sali o altri elementi tra due lastre di vetro trasparente incandescente. L’alta temperatura provoca particolari reazioni cromatiche e sorprendenti effetti, per loro natura unici. È una tecnica complessa e sofisticata, che richiede cura e maestria artigianale, nonché la conoscenza delle “ricette” vitree per ogni colore.

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